La pg di Torino Lucia Musti usa l’emergenza come propaganda: “Più Pm”

I casi No Tav e Askatasuna
Il procuratore generale Lucia Musti parla come se la situazione fosse la stessa di mezzo secolo fa e promette ricorso contro le assoluzioni dei militanti Askatasuna e No-Tav

Il procuratore generale di Torino, Lucia Musti, ha scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio lamentando una carenza di magistrati nel suo distretto, mentre nel resto delle sedi piemontesi si lavorerebbe a pieno organico.
Al fine di supportare la propria tesi e avvalorare le sue richieste, Musti si esprime come se fossimo nella stessa situazione di mezzo secolo fa: “Oltre al fatto che l’asticella è molto alta per eversione e terrorismo – scrive il procuratore generale dopo aver parlato di criminalità organizzata – anche quello storico, se pensiamo al processo in corso alla corte di assise di Alessandria per i fatti di sangue alla Cascina Spiotta. Poi ci sono l’antagonismo e i centri sociali. Anche un evento con finalità lecite, culturali e condivisibili nel pensiero, come il Festival dell’Alta Felicità, è diventato scenario di gravissimi disordini”. Musti spiega: “C’è stata una chiamata alle armi che è andata anche oltre i confini nazionali e che ha portato pericolosi rivoltosi, travisati, a compiere atti di guerriglia”. Il Pg si riferisce alle azioni nei pressi dei cantieri del Tav in Val di Susa. “La Digos – aggiunge – sta lavorando in tempi stretti a una prima segnalazione di notizia di reato, anche sotto il profilo di nuove fattispecie introdotte dal decreto sicurezza”.
Quanto all’assoluzione dei militanti Askatasuna e NoTav dall’accusa di associazione per delinquere, argomento sul quale il Pg aveva già incentrato il suo intervento in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, “saremo pronti a sostenere convintamente il ricorso in Appello”. Insomma, a Torino l’emergenza infinita viene utilizzata come propaganda. Nei giorni scorsi, la procura aveva chiesto quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, tre ai domiciliari e una decina di altre misure interdittive in relazione a manifestazioni di protesta avvenute tra il 2023 e il 2024, con tanti saluti all’attualità delle esigenze cautelari. Però, sul punto, la strada dell’accusa sembra in salita. Perché all’esito dell’interrogatorio preventivo degli indagati, il giudice delle indagini preliminari Rosanna Croce si è riservata la decisione fino a settembre. Insomma, il gip non ha ravvisato motivi di urgenza e la necessità di decidere subito sulle misure in relazione al rischio di reiterazione dei reati, resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata.
l'Unità